Posts Tagged ‘Orwell’

È GIÀ ARRIVATA LA PSICOPOLIZIA?

6 marzo 2008

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Non c´è giustizia a questo mondo, qualunque stronzata abbia scritto Nostradamus, basta che accada una cosa che le somigli alla lontana e, il giorno dopo, subito tutti a dire che lui l´aveva prevista.

Invece Julius Verne ha dovuto aspettare quasi un secolo per veder realizzate le sue premonizioni, e meno male che a Orwell sembra che le cose vadano un pelo meglio (vi risparmio Stielike, le cui visioni espresse nel celebre ” Interessenzialità del postdivenire” verranno a galla solo dopo la dipartita della maggioranza di noi medesimi).

Orwell, in 1984, aveva preconizzato l´esistenza della Psicopolizia, dello psicocrimine che andava represso come e più di un crimine reale e, con soli 24 anni di ritardo, sembra che ci stiamo arrivando sul serio. Pare che abbiano inventato la macchina per leggere il pensiero, almeno secondo quest´articolo di Repubblica sembra che su 1000 immagini, questa macchina indovini quella giusta otto volte su dieci, e già qui mi balla l´occhio, se le immagini sono 1000 dovrebbero scrivere che ne ha indovinate 800, o dico cazzate?

Comunque, anche se la cosa è avallata da citazioni importanti, come la sua prossima pubblicazione su Nature (la Bibbia della scienza), non mi convince più di tanto. Credo che molto di più di una macchina possa essere in grado di fare l´umano intuito. Faccciamo una prova, secondo voi a quale cosa sta pensando il mio amico  Cabassa, l´individuo ritratto nella foto?

FERMATE LA CATENA – STÖÐVA REKKI

21 febbraio 2008

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Insomma ce l´abbiamo fatta, abbiamo conquistato l´Islanda, praticamente ogni blog della terra dei ghiacci si ritrova con dei commenti in italiano o, peggio ancora, con commenti in un islandese da translate. Abbiamo anche uno straccio di copertura ideologica, ieri 21 Febbraio era la Giornata internazionale della lingua madre, roba dell´Unesco, mica paglia deumidificata. Roba che se entravamo nel progetto “Adotta una lingua“, non dico il Nobel, ma almeno un viaggetto premio alla casa natale di Björk non ce lo negava nessuno.

Alla fine tutto questo non è neanche stato un Meme, volendo proprio esagerare (cosa che mi riesce discretamente), lo si può tranquillamente definire un´opera d´arte collettiva, un gesto di anarchia condivisa o, come lo definirebbe Stielike, ” un sommesso ticchettìo nell´uovo di un altro”.

Con questo post voglio ringraziare tutti quelli che hanno partecipato a questa lucida follia, con menzione particolare per Bakunin, il nostro Werner Von Braun che ha scovato il traduttore online. E ovviamente i nostri amici islandesi, che hanno preso la cosa con ironia e buongusto, con pochissime eccezioni.

Solo adesso non tiriamogliela troppo per le lunghe a questi poveri islandesi, il gioco è bello finchè dura poco, non m´illudo che serva a qualcosa ma lancio un appello per alleggerire la pressione. È stato uno show, e come in tutti gli show il momento più difficile è l´uscire di scena. Facciamolo alla grande, takk báðir kveðja

p.s. – comunque si può sempre indirre un premio per il blog islandese che ha preso meglio la cosa, un TILNEFNING TIL ÍSLENSKU VERÐLAUNANNA. Voi che ne dite? nel caso io voto Hildigunnur e Bumbulina

SONIA O TERESA?

12 febbraio 2008

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Dal quotidiano Alto Adige riporto due lettere apparse in questi ultimi giorni a proposito di un tema da decenni all´ordine del giorno:

Care donne, è un errore
non indossare le gonne
   Alto Adige, lettere dei lettori, Sabato 9 Febbraio 

 Camminando per la strada giorni fa, ho potuto notare che quasi tutte le donne, compresa la sottoscritta, indossano i tanto pratici pantaloni. Mi chiedo che fine hanno fatto le gonne tanto femminili e che contraddistinguono la donna dall’uomo. Se la donna vuole imitare l’uomo attraverso l’abbigliamento, si sbaglia. I diritti e i doveri sono uguali per entrambi, sia in gonna che in pantaloni. E poi che fine hanno fatto i bei vestitini anni ’60 e ’70 per la donna? Io mi auguro che ricompaiano a rendere la donna più emancipata e femminile.
Teresa Marinelli BOLZANO

Da donna dico: meglio
indossare i pantaloni
        Alto Adige, lettere dei lettori, Domenica 10 Febbraio

 In merito alla lettera scritta da Teresa Marinelli vorrei sottolineare che non sno le gonne o i vestitini che ci distinguono dagli uomini nè tanto meno che ci fanno emancipare. Io personalmente non metto nè l’una nè l’altra da più di 10 anni ma non per sembrare un uomo ma perchè sono comodi e pratici e perchè no anche femminili. L’abbigliamento deve piacere alla donna non deve mettere qualcosa saolo per piacere all’uomo deve trovare piacere anche in sè stessa e se le donne si trovano meglio coi pantaloni perchè non metterli? Io dico W i pantaloni! (pensiamo ad anni addietro quando metterli era considerata una cosa vergognosa)…..
Sonia Ianeselli

Che dire, se non che da uomo, qualunque cosa si dica è inevitabilmente sbagliata, allo stesso modo degli interventi maschili sulla legge 194 (quella sull´aborto)?

Ma se si dovesse votare per l´una o per l´altra, chi scegliereste?


 

LA PSICOPOLIZIA A CUARTACLASSE

21 gennaio 2008

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Nessun allarmismo, Cuartaclasse, il programma di chi ha perso il treno, in onda ogni lunedì alle 22.35 su Radio Tandem, a Bolzano sui 98.400 MHz e nel resto del mondo qui, non sta per il momento subendo l´attacco delle milizie al soldo del grande fratello immaginato da Orwell in 1984. La Psicopolizia è semplicemente il nome del gruppo che stasera viene a farci visita, a presentare alcuni brani e naturalmente anche a discorrere amabilmente del più e del meno, di pentole e angurie, di parroci irsuti e del senno del durante che diventa del poi.

Intendiamoci subito, lo so anch´io che non si scrive un post su di un gruppo musicale non mollando nè un video, nè uno straccio di pezzo da ascoltare, nè una foto, ma tutto quello che ho a disposizione è un failin pedeef con un articolo di giornale scritto di traverso, un testo e le mie impressioni di quando li ho visti dal vivo. E su queste ultime vedo di basarmi.

La Psicopolizia che ho visto io sono un gruppo di onesti musicisti che supportano Pietro, un frontman sbraitante che può tranquillamente incarnare la negazione di Dio elevata a cantante. Il suddetto Pietro, un allampanato quarantenne che giustamente si esibisce appollaiato su uno sgabello-trespolo, evitando in questo modo di esibire la propria andatura dinoccolata, è quel che si può tranquillamente definire, anche esteticamente, la vittima prediletta della Psicopolizia, nel senso che sarebbe il primo che prendono.

È bravo Pietro, ci sa fare col pubblico e anche i suoi testi che si sposano alla perfezione con la sua immagine, e magari neanche solo con quella, uniti alla musica ipnotica del gruppo, creano un´atmosfera a metà tra Trainspotting, 1984 e la Vecchia Romagna tanto cara a Stielike. A parte questo testo, molto mi hanno colpito anche le parole di “Cervello in fin di vita”, un brano che, lungi dal rappresentare il testamento spirituale dell´autore, può certamente spiegarne l´insorgenza di un precoce calvizie