Alla fin fine aveva ragione Stilieke, che nella sua Teoria umanistico-niutoniana del precocemente indimenticato 1991, pontificava che “la volontà influisce sulle circostanze in modo direttamente proporzionale alla somma della loro importanza, ed in modo inversamente proporzionale al quadrato del prodotto del doppio abbondante della loro evitabilità“. Era quindi scontato che prima o poi un cane lo dovessi avere, che lo volessi oppure no.
Mai ho avuto un cane in vita mia e mai lo avrei voluto, mai ho provato eccessiva stima per questo tipo di animale e neanche per chi, per far vedere agli altri quanto è intelligente il proprio cane si fa porgere la zampa a mo’ di saluto e lancia un legno per poi farselo riportare. Ho sempre preferito i gatti, che almeno ogni tanto qualche merlo ladro di ciliege lo tolgono dalle spese.
Ma questa volta le circostanze erano davvero troppo ineludibili per potermi sottrarre al fato, una cucciolata da otto inopinata ed inattesa da Claudio il socioconcorrente, ed il concomitante compleanno della primogenita hanno dato la prima spallata alle mie convinzioni. Le discrete pressioni della Iso ed il fatto che il posto per un cane ce l’ho, hanno fatto quasi tutto il resto.
La mazzata finale è stata rappresentata dalla razza alla quale Miley (questo è il nome della nuova arrivata, direttamente preso dal serial Hanna Montana) appartiene. Poteva il segretario del Partito per Tutti, il quale propugna l’annessione del Sudtirolo alla Svizzera come suo principio montante e fondante, rifiutare l’adozione ad una cucciola di Bovaro di Appenzell?